Lo yoga del Kashmir porta alla scoperta sensoriale, aiuta ad esplorare e approfondire la sensibilità che si presenta naturalmente nei momenti di tranquillità. Non è un esplorare allo scopo di accumulare, ma uno stato di ammirazione delle possibilità sensoriali che, a poco a poco, lascia il posto ad un’ammirazione senza oggetto. Lo yoga del Kashmir viene dal sentimento che ogni percezione ha la sua realtà solo nel silenzio, invece di cercare di affinare la percezione per arrivare al silenzio: non si va da nessuna parte, si lascia che la percezione, il pensiero, si rivelino completamente. Senza usare il corpo né la mente per arrivare a questa libertà, li si lascia risuonare in quel che essi sono. Passività dell’intenzione e ardore dello sguardo “In un corpo sensibile, con una mente senza dinamismo, l’energia ritroverà il suo corso naturale, che è un movimento ascendente. Non c’è nessuno sforzo da fare per liberare l’energia, che torna ad essere organicamente quel che è: un presentimento di questa verità. Spontaneamente l’energia si muove in questo spazio e si riassorbe nel cuore. E ‘uno yoga senza yogi, senza personalità” - Eric Baret