Dal punto di vista etimologico il termine inglese “coach” ha la sua origine nella parola ungherese kocsi, che significa “carrozza” e a cui era stato dato il nome della città in cui era stata inizialmente fabbricata.
Il termine coaching, per indicare un formatore o istruttore, fece la sua comparsa per la prima volta nello slang degli studenti dell’Università di Oxford nel 1830 per descrivere un tutor che “affiancava” uno studente nel corso di un esame. Da quel momento il Coaching, divenuto un vero e proprio metodo, venne utilizzato per descrivere il processo utilizzato per “trasportare” le persone da dove si trovano verso dove vorrebbero essere.
Il grande strumento che il coach possiede sono le domande. Lo scopo delle domande, che costituiscono il nucleo centrale del metodo, è quello di sviluppare nel coachee una maggiore consapevolezza di se stesso, dei propri obiettivi e degli strumenti/azioni che può utilizzare per raggiungerli, per passare così da quello che viene definito il presente percepito al futuro desiderato.
Quando si parla di consapevolezza, ci si riferisce all’esperienza stessa. Quando siamo consapevoli accade qualcosa che non accade quando non siamo consapevoli. Essere consapevoli significa conoscere se stessi nel profondo e realizzare quello che veramente siamo. La maggior parte di noi è consapevole unicamente di aspetti di se stessa, dei propri pensieri e delle proprie emozioni, ma non si conosce veramente nell’essere.
“Ti avverto, chiunque tu sia.
Oh tu che devi sondare gli Arcani della Natura,
se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi
non potrai nemmeno trovarlo fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa,
come pretendi di trovare altre meraviglie?
In Te si trova occulto il Tesoro degli Dei.
Oh, uomo, conosci Te stesso
E conoscerai l’Universo degli Dei”
Oracolo di Delfi
Per il coach l’utilizzo delle domande riveste un ruolo fondamentale all’interno del metodo, non per cambiare la vita delle persone, ma sviluppare una nuova visione nel coachee: il “cambiare le domande” che il coachee elabora e pone a se stesso, apre nuove possibilità, un nuovo livello di consapevolezza e conoscenza di sé e del proprio potenziale.
Secondo recenti studi la "consapevolezza" non sembra essere il risultato transitorio del un meccanismo biologico complesso che è il nostro sistema nervoso, ma è una proprietà fisica presente nel potenziale del "campo unificato" dell’universo e che il nostro cervello ha la capacità di “attivare”.
La teoria del campo unificato ci dice che all’origine di tutte le leggi della natura, di tutto l’ordine che troviamo ovunque nella vastità e diversità di questo universo, vi è un unico campo di coscienza che determina tutto quello che avviene. La realtà elementare viene concepita non come materia, ma come energia che viene studiata e descritta come particelle/onde.
La conseguenza di questa scoperta è che il mondo fisico è il risultato di frequenze specifiche, vibrazioni di energia, determinati campi energetici che manifestano e creano forme materiali distinte. La solidità del mondo materiale è stata dimostrata essere un miraggio poiché tutto intorno a noi è il risultato di una frequenza.
"Tutta la materia è solamente energia condensata a una densa vibrazione.
Siamo tutti un’unica consapevolezza che sperimenta se stessa soggettivamente".
Bill Hicks, PhD in Fisica
Connettersi con questo campo significa connettersi con la consapevolezza pura, che è alla base dell’esistenza, e accedere alla possibilità di manifestare nuovi livelli di coscienza e realtà che esteriorizzano il nostro vero potenziale.
Il nostro vero sé è il nostro sé interiore profondo, il nostro campo di coscienza e soggettività, quello che viene definito il vero “Io” che sperimenta. Questo è diverso dalle nostre credenze, da quello che pensiamo di essere, è diverso da tutto quello che è specifico nella nostra vita. Si tratta del campo non-specifico della nostra pura soggettività, che conosce, che sa, che vede, che è oltre l’intelletto e le emozioni e che risiede nell’essere.
Tutti abbiamo la consapevolezza, essa è necessaria per ogni esperienza. Ma la consapevolezza di per sé è non-sperimentabile perché la consapevolezza è colui che sperimenta. Molto raramente la consapevolezza fa esperienza di se stessa poiché è sempre diretta verso l’esterno, verso un oggetto o una persona o una situazione.
Il pensiero, l’emozione, l’idea, una persona, un oggetto,
non sono consapevolezza, ma sono oggetti di consapevolezza.
Per accedere alla propria vera soggettività, al campo unificato, allo Spirito, e aumentare la consapevolezza è fondamentale portare l’attenzione all’interno al fine di esplorare i profondi livelli dell’essere fino a permettere alla coscienza di divenire consapevole di se stessa. La chiave di questo processo è essere nel presente e nel corpo poiché il corpo fisico è l'unico aspetto che è sempre e costantemente nel presente.
La nostra mente è sempre nel passato (ricordi) o nel futuro (aspettative) perché la mente è costantemente intrappolata nel tempo: il passato fornisce un’identità, mentre il futuro contiene in qualche modo una promessa di liberazione distogliendo molta della nostra energia da quello che stiamo facendo e, di conseguenza, dall’essere.
"Il passato e il futuro celano Dio dalla nostra vista; bruciateli con il fuoco" dichiara Rumi, il grande insegnante e poeta Sufi.
“Una presenza intensa è necessaria quando certe situazioni innescano una reazione dalla forte carica emotiva, come quando la vostra immagine di voi stessi è minacciata, quando nella vostra vita si presenta una situazione che innesca la paura, quando le cose “vanno storte” oppure viene a galla una complesso emozionale proveniente dal passato. In questi casi la tendenza è diventare “inconsapevoli”. La reazione o l’emozione si impadroniscono di voi, voi diventate una tale reazione o emozione. La recitate. Giustificate, date torto, attaccate, difendete…ma non siete voi, è lo schema reattivo, la mente nel suo abituale schema di sopravvivenza. L’identificazione con la mente le dà energia; l’osservazione della mente le sottrae energia. L’identificazione con la mente crea altro tempo, l’osservazione della mente dischiude la dimensione dell’assenza di tempo. L’energia sottratta alla mente si trasforma in presenza. Quando si percepisce che cosa vuol dire essere presenti, diventa molto più facile scegliere semplicemente di uscire dalla dimensione temporale ogni volta che il tempo non è necessario per scopi pratici ed entrare più in profondità nell’Adesso. Ciò non danneggia la vostra capacità di usare il tempo (passato o futuro) quando dovete farvi riferimento per scopi pratici. Né danneggia la vostra capacità di usare la mente. In effetti, la accresce. Quando poi userete la mente, sarà più acuta, più concentrata”. - Eckhart Tolle, Il Potere di Adesso
L’essere nel corpo ci radica nel qui e ora e permette di percepire con consapevolezza noi stessi e volgere l’attenzione, normalmente rivolta verso l’esterno, verso l’interno.
In questa prospettiva il coach Spirituale, con la propria presenza, consapevolezza, centratura e radicamento, riveste un ruolo determinante nel creare lo spazio esteriore ed interiore affinché questo possa accadere. L’attenzione consapevole all’interno da parte del coach e la sua presenza creano l'apertura alla consapevolezza espansa che può rivelare le domande più efficaci che permettono al coachee di accedere ad un livello di coscienza più profondo e, quindi, “alle risorse di elaborazione inconsce”: “l'attenzione crea l'accesso alla consapevolezza", ma "è necessaria consapevolezza per creare l'accesso alle risorse di elaborazione inconsce" e "...possiamo creare accesso ad ogni parte del cervello utilizzando la consapevolezza” (Baars, B.J., In the theatre of consciousness: global workspace theory, a rigorous scientific theory of consciousness, Journal of Consciousness Studies, 1997).
Lo Spiritual Coaching può supportare una persona a riconoscere il proposito, indirizzare i propri obiettivi, a comprendere il senso dietro la propria esistenza, per vedere che siamo tutti parte di un grande piano e che ognuno di noi ha un ruolo in esso; dobbiamo solo accedere alla nostra intelligenza spirituale (IQ).
Durante una sessione lo Spirito è una costante presenza, assistendoci nel realizzare che sappiamo e abbiamo le risposte in noi, se iniziamo solamente ad ascoltare la guida interiore. Lo Spirito ci parla nel silenzio, il silenzio della mente, se soltanto ci apriamo ad ascoltare.